“LE CITTA’ INVISIBILI” di Claudia Virginia Vitari (Evento collaterale della torinese Kermesse Internazionale Arte Plurale)
Posted by roberto09 | Posted in Arte e suggestioni metropolitane, Critica d'arte e curatele, Dove sono - Appuntamenti, Eventi, Lo spazio della Polis | Posted on 27-11-2013
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Inaugurazione Sabato 30 alle ore 17
LE CITTÀ INVISIBILI
personale di Claudia Virginia Vitari.
A cura di Roberto Mastroianni.
Orario apertura:
dal venerdì alla domenica,10-12 e14-17
o su prenotazione.per info Ufficio attività culturali:
tel. 011 4429836-55-58-63
14.30 – 20 Sabato
11 – 19.30 Aperture straordinarie:
1-8-15-22-29 Dicembre 2013Lunedì chiusoGalleria d’Arte Raffaella De ChiricoVia Vanchiglia 11/A
10124 TorinoPh +39 011.19.50.35.50Fax +39 011.19.50.27.65
La mostra “Le città invisibili” sarà inaugurata sabato 30 novembre 2013 alle ore 17.00 presso gli spazi espositivi del Mausoleo de la Bela Rosin Circoscrizione 10, Strada Castello di Mirafiori 148/7, Torino.
L’introduzione del catalogo,edito da Berlin Art Projects,è a cura dell’antropologo e fotografo Martin Correa, ideatore del progetto Radio Nikosia, e degli psicologi Márcio Mariath Belloc e Karol VeigaCabral.
Testo critico di Roberto Mastroianni.
La mostra “Le città invisibili” rappresenta il punto di arrivo del suo percorso di ricerca artistica e teorica, iniziato con “Melancholie” e “Percorso Galera” (realizzati a partire dalle esperienze nell’ospedale psichiatrico di Halle an der Saale in Germania e la Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino) e che ha visto in Nikosia e nei nikosiani (l’esperienza “non istituzionale” di Radio Nikosia, a Barcellona) un punto di svolta fondamentale per definire gli interessi, la poetica e le modalità espressive dell’artista. Vitari ri-articola la logica della catalogazione scientifica di tipo lombrosiano (evidente nel gruppo di 14 cubi che danno forma a “Le città invisibili- la maschera”) e la genesi linguistico discorsiva della narrazione dominante sulla marginalità, la follia e l’uomo folle (nelle 3 vetrine/ moduli narrativi, “Le città invisibili- Nikosia”). Vi è una consapevolezza profonda del valore antropologico delle istituzioni nel lavoro di Claudia Virginia Vitari: lei è cosciente che la “messa in forma dell’umano” risponda sempre a dinamiche di disciplinamento, a pratiche istituzionali, comunicative e simboliche che Foucault definirebbe “microfisiche del potere”, e che queste dinamiche diventino evidenti nei processi di esclusione/marginalizzazione operati dal discorso della reclusione, della medicalizzazione e della psichiatrizzazione. Le “istituzioni totali” diventano, quindi, il caso studio esemplare capace di diventare oggetto di analisi e pratica artistica, al fine di portare alla luce, rendere visibile, le narrative, le costrizioni simboliche e materiali messe in campo dalla società, per organizzare in modo bio-politico se stessa, producendo forme di inclusione ed esclusione. Vitari mette in scena, in questo modo, una “fenomenologia artistica dell’invisibile”, fedele all’idea che l’arte debba portare a percezione ciò che rimane occultato, invisibile, e renderlo comprensibile nelle sue dinamiche profonde. La logica della catalogazione scientifica viene quindi “ri-articolata”, come direbbe Stuart Hall, in modo che gli stessi argomenti (le citazioni scientifiche, letterarie, le narrazioni dei pazienti o dei carcerati..) legittimanti la marginalizzazione possano diventare elementi di una narrazione sull’individualità, e sul valore e la dignità della persona. Attraverso le sue installazioni Claudia impone pertanto un nuovo “ordine del discorso”, che forza la gabbia dell’istituzione totale e rimette al centro del discorso l’umanità violata, ferita, restituendo parola e dignità alla marginalità che le “retoriche di verità” istituzionali tendono a presentare come pericolosa, non autosufficiente, criminale…
Il lavoro sui materiali, la pratica di scrittura e la figurazione permettono infatti all’artista di mettere in evidenza quei margini simbolici e fisici che separano inclusione ed esclusione: i cubi e le cornici in ferro delle vetrine diventano metafora dei vincoli posti dalle “istituzioni totali”; il vetro e la resina, materiali diafani e trasparenti, assumono il valore di una lente con cui meglio osservare l’umanità marginalizzata e nello stesso tempo producono una distanza gelatinosa, che fa percepire le distanze sociali tra “normalità” e “anormalità” e il distacco culturalmente organizzato verso gli esclusi; mentre la serigrafia rende visibile la pratica scritturale che i discorsi egemoni producono, imponendo “regimi di verità” con cui legittimare l’esclusione e la marginalizzazione e, al contempo, marchiare simbolicamente e materialmente il marginale. Il percorso espositivo mette quindi in scena porzioni di umanità (i volti), che emergono dai “cubi” , come fossero orme tracce, su cui sono serigrafate le storie individuali dei soggetti, o che dialogano con la scrittura sulle “vetrine”, dando forma ad affabulazioni figurali (scrittura, parola, ritratti) su cui sono impressi i testi di autori come Erving Goffman, Kafka, Foucault o scritti epici o antichi come l’Epopea di Gilgamesh.
Claudia Virgina Vitari è una “cantastorie delle forme di umanità” intenta a raccontare l’epica quotidiana dei processi di disciplinamento ed istituzionalizzazione, cosciente che i vincoli simbolici e materiali delle istituzioni rispondano a “retoriche di verità che ammantano logiche di potere”, cui le persone possono in qualche modo sottrarsi, innescando processi di liberazione basati sulla narrazione e la ri-articolazione simbolica del sé e del mondo.
Claudia Virginia Vitari/ Note biografiche
Claudia Virginia Vitari è nata in Italia, a Torino nel 1978. Si è laureata nel 2004 ad Halle an der Saale, in Germania, presso l’Università di Arte e Design Burg Giebichenstein in pittura e grafica con il Prof. Ulrich Reimkasten. Successimamente ha seguito vari workshop sulla lavorazione del vetro in Germania, Spagna e Norvegia. Il suo lavoro si incentra sullo studio della relazione tra l’individuo e la società e, in particolare, i suoi ultimi progetti artistici si basano su un’analisi artistica delle istituzioni totalitarie attraverso una documentazione grafica che invita ad un confronto tra singole storie personali e analisi delle istituzioni, viste in quanto parte integrante e specchio della società. PERCORSOGALERA (2007-2009) è stato realizzato a Torino in collaborazione con l’ Istituto penitenziario “Lorussoe Cutugno”. Le città invisibili (2009-2011) è invece nato a Barcellona in collaborazione con la Associazione Culturale “Radio Nikosia” e la sponsorizzazione di Derix Glas Studios (Germania). Entrambi i progetti hanno ricevuto il contributo di “Regione Piemonte”. L’artista è rappresentata dalla galleria “Berlin Art Projects“ con sede a Berlino e Istanbul e da Raffaella De Chirico Arte Contemporanea a Torino. Attualmente vive e opera tra Torino, Barcellona e Berlino. Ha esposto in mostre personali e collettive in Germania, Italia e Spagna.
Roberto Mastroianni
Roberto Mastroiani è filosofo, curatore e critico d’arte, ricercatore indipendente di semiotica, estetica filosofica e filosofia del linguaggio presso il C.I.R.Ce (Centro Interdipartimentale Ricerche sulla Comunicazione) del Dipartimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Torino. Laureato in Filosofia Teoretica alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, sotto la supervisione di Gianni Vattimo e Roberto Salizzoni, è dottore di Ricerca in Scienze e Progetto della Comunicazione, sotto la supervisione di Ugo Volli. Si occupa di Filosofia del Linguaggio, Estetica filosofica, Teoria generale della Politica, Antropologia, Semiotica, Comunicazione, Arte e Critica filosofica. Ha curato libri di teoria della politica, scritto di filosofia e arte contemporanea e curato diverse esposizioni museali. Ha tenuto seminari in differenti Università Italiane e straniere.